L'11 febbraio 2014 si chiude definitivamente il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Villa Salus.
Durante l'anno precedente molti sono gli appelli per impedire la chiusura di un reparto di eccellenza nella nascita. Da ciò l'idea di pubblicare un libro "Voci in capitolo", voci di genitori e operatori rimaste inascoltate. A testimonianza. Queste la mia voce, a conclusione del libro.
Conclusioni
Lavorare nella nascita significa lavorare con il senso della vita. Significa essere presenti all’evento più significativo, importante e miracoloso della vita.
Chi lavora nella nascita lo sa. Magari non ci pensa in ogni istante. Ma lo sa. Forse inconsapevolmente lo sceglie proprio per questo. Sceglie di essere in prima fila allo spettacolo della vita.
Ma sa anche quanto il parto sia delicato e potente al tempo stesso. Un processo involontario e competente al tempo stesso. Preciso, soggettivo, puntuale, improvviso, rischioso, naturale, straordinario. Al tempo stesso.
Dove, per ogni fase, agire – e talvolta non agire – è fondamentale. Sapere chi deve intervenire, come e che cosa fare e non fare è altrettanto importante. Ci vogliono competenza, sapienza, professionalità, ma anche umiltà e coraggio. E molta umanità.
Perché partorire è innanzitutto un fatto umano, anche se pare sovraumano. È relazionale e affettivo. E allora, per stare in prima fila allo spettacolo della vita, accompagnando, sostenendo e a volte salvandola, la vita, ci vuole, oltre che competenza e professionalità, anche la capacità di entrare in relazione con affetto e molta, molta umanità. Nei dodici anni durante i quali ho lavorato a Villa Salus, ho sentito centinaia di volte le coppie che partecipavano al percorso nascita spiegare che la ragione per cui sceglievano di partorire nel nostro ospedale era che ne condividevano la “filosofia”. Come a dire che rispettare la fisiologia della nascita, seguendo protocolli basati sull’EBM (Medicina Basata sull’Evidenza scientifica), con umanità e devozione, dando un nome ad un bambino, ad una mamma e un papà, con lo scopo di garantire la migliore esperienza possibile a quel bambino, quella mamma e quel papà, sia una questione filosofica.
D’altra parte, la filosofia è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'uomo, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana. Quindi, quale campo migliore della nascita pone interrogativi e offre risposte in merito al senso della vita e dell’esistenza umana?
Le ostetriche, i ginecologi, i neonatologi, le infermieri e tutti gli operatori che gravitano attorno alla nascita non sono però filosofi, ma semplicemente persone in carne ed ossa che mettono il loro tempo, le loro energie e soprattutto le loro risorse umane a disposizione della vita, con scienza e coscienza. E cercano di farlo il meglio possibile. Per essere meritevoli del loro posto in prima fila allo spettacolo della vita.
Io sono entrata con la vasca. Voglio dire che quando ho iniziato a lavorare all’ospedale Villa Salus, nel 2001, era stata appena introdotto l’uso dell’acqua per partorire. Quell’innovazione era stata fortissimamente voluta dal dott. Roberto Fraioli, a cui era stato dato l’importante compito di rinnovare il percorso nascita e le prassi ostetriche. L’arrivo della vasca aveva suscitato l’interesse di molti, e anche lo scetticismo di alcuni. Ma l’acqua, con i suoi poteri analgesici e dolci, in breve tempo conquistò tutti: le donne, che scoprirono che travagliando e partorendo in acqua potevano beneficiare di un parto meno doloroso e più breve, le ostetriche, che capirono che le mani nel parto spesso non servono perché “le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere” (cit. Milena, ostetrica), i ginecologi, perché ebbero l’intelligenza di concedere un po’ per volta molta più autonomia alle ostetriche, i neonatologi, perché fu evidente anche per loro che un parto dolce promuove le condizioni ottimali alla salute e al benessere del bambino, e infine persino gli anestesisti, che in poco tempo videro ridursi la richiesta di anestesie peridurali dal 25% al 5%!
In questi anni, ho avuto il privilegio di accompagnare a Villa Salus più di tremila coppie nel viaggio più emozionante e sorprendente della loro vita, quello di divenire genitori. Prima e dopo la nascita. Ho ascoltato storie d’amore, di vita e di speranza. A volte di coraggio assoluto. Qualche volta anche di morte. Perché quello che nessuno vuole pensare quando si approccia alla nascita è che essa comporta anche un rischio di morte. Perché vita e morte sono parenti, a volte terribilmente stretti. E allora, un operatore che lavora per accogliere la vita deve sapere anche accompagnare la morte. Provarci significa sostenere il parto di quel bambino, porgere il suo piccolo corpo senza vita appena nato, invitare i genitori, quando pronti, a tenerlo in braccio, per scoprire che quel figlio che non ce l’ha fatta a finire il suo percorso nella pancia della mamma, non è un mostro, ma solo il loro amato bambino. Non consolare ma confortare, non compatire ma cum-patire, con rispetto e attenzione. Come se fosse vivo. Più ancora che se fosse vivo.
In questi anni, mi è capitato più volte, purtroppo, di accompagnare i genitori in questo doloroso percorso, e quello che mi è sempre stato riferito da loro è stato quanto importante fosse stato poter contare sugli operatori attenti e sensibili che avevano incontrato a Villa Salus per farsi forza dopo, quanto prezioso e fondamentale fosse stata la relazione che avevano instaurato con loro. Alcuni genitori hanno continuato a venire in ospedale per parlare con l’ostetrica che li aveva seguiti durante il parto, e molti hanno scelto di partorire il loro successivo bambino sempre a Villa Salus, nonostante quel luogo non potesse non riportarli al ricordo di quella drammatica esperienza. Ricordo come Roberta, la capo infermiera, mi esprimeva quanto fosse ancora viva in lei, ad anni di distanza, l’emozione provata nell’abbracciare il papà di uno di quei bambini perduti, a cui aveva regalato un portachiavi con due piccole ali. E il papà a sua volta mi ha raccontato del valore che aveva avuto per lui quell’abbraccio per riuscire a sentirsi empaticamente compreso.
Lavorare nel percorso nascita con le coppie in attesa e che hanno partorito da poco significa preparare e accompagnare al momento più significativo, importante e miracoloso della vita. Alla nascita e al processo di divenire genitori.
A Villa Salus il percorso nascita è stato costruito per rispondere ai bisogni dei genitori, creando un luogo di parola, ascolto, scambio, socializzazione, informazione e formazione con un’equipe multidisciplinare, coesa e convinta che le donne sanno partorire, sanno allattare, sanno diventare madri e che per promuovere tutto ciò sia fondamentale dare valore e spazio ai padri, sostenendo e valorizzando la loro vicinanza e partecipazione, sempre. Perciò, in questi anni abbiamo incontrato migliaia di coppie durante i corsi di accompagnamento alla nascita, tante madri, quasi quanti padri. Prima, ma anche dopo la nascita. Dopo la nascita, chiedendo di raccontare quale era stata la loro esperienza in reparto nei giorni di degenza, come era nato il loro bambino, del tipo di assistenza su cui avevano potuto contare durante il travaglio, il parto, l’allattamento e se il corso era stato loro utile, se avevano dei punti critici da sottolineare. Per poter migliorare, per poter crescere. Ho sentito fare questa domanda dalle ostetriche fino alla fine, fino all’ultimo incontro dei percorsi nascita prima che il punto nascita dell’ospedale Villa Salus venisse chiuso.
Il punto nascita di Villa Salus non è il paradiso, non è un luogo perfetto in cui si sono vissute solo esperienze positive. Da sempre però sono stata spettatrice del fatto che le critiche venivano accolte attentamente e umilmente dagli operatori, i quali si impegnavano nel trovare un senso a quell’esperienza, esprimendo il proprio dispiacere e promettendo di provare a fare meglio in futuro. Quel futuro che è stato tolto oggi.
Posso testimoniare a nome di migliaia di genitori che a Villa Salus in questi anni vi sono stati accoglienza, rispetto per le scelte delle donne, che hanno potuto travagliare in movimento, con il padre presente, partorendo nella posizione che preferivano, scegliendo di farlo in acqua, se vi erano le condizioni fisiologiche indispensabili, trovando sostegno per l'allattamento dai primi minuti dopo il parto. E difatti, da una ricerca dell’ISS, risulta che, a confronto con altri tredici ospedali importanti italiani da nord a sud, Villa Salus è l’unico che garantisce al 100% l’attaccamento al seno durante la prima mezz’ora dalla nascita (Istituto Superiore di Sanità, Ricerca sul Percorso Nascita delle donne straniere, 2009). Per non dire della possibilità offerta ai neogenitori di stare insieme nella stanza familiare: con l’allestimento di questo spazio privilegiato il reparto, oltre a impegnarsi nel garantire la migliore nascita possibile, si offre anche come luogo di sostegno alla relazione madre-padre-bambino.
Posso testimoniare che tutto ciò era rinforzato da un reparto pieno di buoni rapporti tra gli operatori, dove le persone non condividevano solo un luogo di lavoro, ma anche affetto, senso di famiglia e aiuto reciproco. Ci ha unito in tutti questi anni l’idea che il nostro lavoro di singoli operatori beneficiasse di quello degli altri e che la nostra collaborazione trovasse fondamento nella condivisione di un ideale comune: garantire la migliore nascita possibile e promuovere la relazione madre-padre-bambino.
Posso testimoniare che il nostro è stato un ospedale dove è stata profondamente rispettata la nascita, il miracolo della nascita. Posso affermarlo anche in quanto madre: ho avuto la fortuna di fare nascere lì in acqua la mia secondogenita, sotto i delfini disegnati da una mamma di un corso preparto di tanti anni fa che aveva seguito l’indicazione dei desideri di altre mamme. Ed è stato come se partorissi la prima volta, perché ho potuto farlo nel pieno della mia competenza femminile, vicino al mio compagno, e la forza che ho scoperto, che mi è stato permesso di vivere, è un tesoro che porto in me ogni giorno. Questo dono mi è stato fatto da Lisa, un’ostetrica di Villa Salus, che ha potuto maturare in quella e nelle altre stanze, insieme alle sue colleghe, cosa significasse “presenza di qualità”, ha potuto sperimentare quanto le mani sul parto vadano messe solo nei momenti opportuni, perché “le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere”, e ha potuto farlo grazie a ginecologi e neonatologi che le hanno dato la fiducia, la libertà, l’autonomia, ma anche la sicurezza di poterlo scoprire e farne esperienza ogni giorno.
Perdere un posto come questo è perdere tanto, per noi operatori, ma anche per noi, donne, che abbiamo bisogno di un luogo, anzi di molti luoghi, dove in ogni momento venga garantita la migliore nascita possibile e promossa la relazione madre-padre-bambino.
Perdere un posto come questo significa disperdere un patrimonio di competenze, esperienze, buone relazioni che sono frutto di anni e anni di lavoro, impegno, risorse umane e anche economiche, di tutti noi.
Io non so quali conti siano stati fatti, non so a chi e come possa giovare la perdita del punto nascita di Villa Salus, uno dei migliori punti nascita in Italia. Perché, anziché chiuderlo, non sia stato scelto di valorizzarlo come meritava, farlo diventare un fiore all’occhiello del Veneto, di quelli di cui vantarsi altrove.
Nessuno di noi, nessuna voce in capitolo, lo ha compreso. È stato messo in conto il valore di una buona nascita? E quanto vale tutelare la relazione della famiglia nel momento più significativo, importante e miracoloso della vita? E come conta tutto ciò a lungo termine per un essere umano che un giorno diventerà cittadino di questo mondo?
Per accogliere un bambino ci vuole un intero villaggio…” è solita ripetere, ispirandosi al famoso proverbio africano, Ibu Robin Lim, la prima ostetrica al mondo ad avere ricevuto un premio per la pace (Alexander Langer 2006) con la seguente motivazione: «per il suo impegno a favore di una gravidanza sana, un parto dolce, un’accoglienza felice del neonato, e contro la malnutrizione e la crescente tendenza a medicalizzare l’evento della nascita».
La nostra speranza, nonostante tutto, è riposta nel nostro futuro e nel futuro dei nostri figli, affinché queste voci, che non hanno avuto voce in capitolo, siano ora lette, ascoltate e da tutti comprese, perché “L’inizio della vita sano e dolce è il fondamento di una vita d'incanto. La pace nel mondo può venir costruita cominciando oggi, un bambino per volta.”(Ibu Robin Lim).
Maria Isabella Robbiani,
psicologa perinatale
in "Voci in capitolo"